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Archivio per la categoria ‘Società’

Benedetto XVI a Lamezia Terme e Serra San Bruno il 9 ottobre

6 Settembre 2011 Nessun commento

Il Papa a Lamezia

– Il Santo Padre Benedetto XVI arriverà in aereo la mattina del 9 ottobre prossimo alle ore 9,15.
– Dopo il saluto delle autorità istituzionali, che lo accoglieranno in una sala dell’aeroporto lametino, il Pontefice raggiungerà l’aera ex Sir dove, alle ore 10.00, presiederà la celebrazione eucaristica. Subito dopo seguirà la recita dell’Angelus.
– In seguito arriverà in Episcopio dove pranzerà con i vescovi.
– Nel pomeriggio, alle 16.30, 5mila giovani lametini rappresentanti delle parrocchie e delle Associazioni e dei Movimenti Diocesani, saluteranno il Santo Padre all’interno dello stadio “Guido d’Ippolito”.
– La giornata calabrese di Papa Ratzinger continuerà poi a Serra San Bruno con la visita ai Padri della Certosa.
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Il coraggio di costruire la Pace

2 Giugno 2011 Nessun commento

L’augurio…      è di osare, d’aver il coraggio di tendere la mano al proprio nemico, a chi vuole  la  guerra,  per dissuaderlo  e lottare insieme per la libertà, la verità, la giustizia,la pace. ~ Giuseppe Bumbaca

Anche nel carcere, anche in un carcere della Calabria si può essere operatori di pace.

Ma come ?

Non con l’indifferenza. Non pensando che il carcere sia un luogo dove si possono lasciare uomini e donne a consumare un tempo della vita senza la prospettiva di rientrare a far parte della vita della comunità con altre basi  e valori.

Non dimenticando le ferite recate alla società, ad altri uomini e donne, ferite che hanno rotto legami di solidarietà, di giustizia, di libertà e di pace.

Perché ci sia pace si deve recuperare almeno il patto di solidarietà e di giustizia tra gli uomini e le donne che può far progredire le libertà di ognuno.

Come operatori penitenziari come appartenenti alla polizia penitenziaria, siamo impegnati ad offrire in nome della giustizia e delle leggi questa opportunità di solidarietà e di reinserimento.

A volte, anche negli istituti penitenziari calabresi continua però a vigere il vecchio ordine, si riproducono gli stessi rapporti e gerarchie fra gli uomini fondate sul silenzio, sulle omertà, sull’antagonismo fra i valori degli “uomini di rispetto” e i valori della giustizia e della solidarietà tra le persone.

Come nella comunità civile, a volte anche nella comunità penitenziaria gli uomini e le donne possono far prevalere il proprio ordine, in cambio della quiete, del silenzio, della rimozione del conflitto.

Così non c’è giustizia, ma il cancro sui tessuti della giustizia, per i poteri che ne sanno approfittare.

Così non c’è liberazione dai bisogni degli uomini e delle donne, ma la cooptazione dei deboli al linguaggio della violenza e la distribuzione dei favori.

Così non c’è pace, ma l’ordine imposto dalla forza e dai poteri illegali.

Per prevenire ed arginare questo degrado occorre straordinaria forza e motivazione.

La grande maggioranza dei lavoratori degli istituti penitenziari calabresi, calabresi essi stessi, questa motivazione ce l’hanno.

Hanno rivendicato con consapevolezza una nuova identità che stenta ad affermarsi.

Lo Stato stesso non pone in atto con coerenza e determinazione le proprie riforme.

Il carcere, come molte istituzioni, non ha bisogno di maggiore autorità, ma di supportare con certezza la propria azione con le risorse e i propri uomini e donne migliori.

Donne e uomini che lavorano in un posto difficile quale è il carcere e che hanno bisogno del sostegno della società civile e delle istituzioni che operano in terra di Calabria.

Gerace, 2 giugno 2011

                                                                                                          Giuseppe Cusato

Intervento di Giuseppe Cusato – operatore di polizia penitenziaria – alla “Giornata diocesana in ricordo delle vittime della violenza” organizzata dalla Commissione “Giustizia e Pace”, che ha invitato a partecipare alla cerimonia, svoltasi  nella Chiesa di San Michele de’ Latinis,  «quanti hanno a cuore la pace e la giustizia e vogliono ricordare nella preghiera chi è stato sottratto vilmente alla vita dalla mano di Caino».

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PAOLO QUATTRONE: Uomo delle Istituzioni

29 Settembre 2010 1 commento

RICORDO DEL DOTT.RE PAOLO QUATTRONE

 

La mia storia e la mia vita si è intrecciata, per molti anni, con quella del dott. Paolo Quattrone: lo conobbi agli inizi degli anni 80, quando diventò Direttore della Casa Circondariale di Locri; a quei tempi svolgevo le mansioni di addetto all’ufficio segreteria e da lì un crescendo di incarichi e delicati impegni di stretta collaborazione.

Arrivò austero, ligio al proprio dovere, impegnato in quella che considerava una missione istituzionale; incrollabile e determinato, ma mai burocrate. Sempre pronto ad ascoltare le esigenze dei propri collaboratori, migliorò subito le condizioni di vita e di lavoro di tutti coloro che interagivano nel carcere.

Presto assaporai la soddisfazione di una fatica piena: il Dr. Quattrone, spesso impegnato in più istituti contemporaneamente, riempiva le sue e le nostre giornate di lunghi e incessanti compiti, ma le soddisfazioni per i risultati ottenuti ci davano la forza di ricominciare con l’eguale entusiasmo del giorno appena trascorso.

Non dimenticherò mai l’impegno e la forza senza tregua del dott. Quattrone quando, dopo il vile assassinio del Dott. Sergio Cosmai, fu chiamato a dirigere la C.C. di Cosenza. Lo Stato c’era attraverso la sua assoluta determinazione, il suo impegno a ripristinare la legalità.

Lo sgomento per quanto accaduto non lo ha mai arrestato: il dott. Quattrone ha saputo tramutare questa indignazione in un costante controllo della tenuta democratica del carcere e in una persistente attività d’inchiesta che ci portò a percorrere in un solo mese tra Locri, Cosenza e Roma, più di 11 mila chilometri.

Era inarrestabile, voleva capire e scoprire la verità e lui, in quella veste, poteva e doveva dare il massimo contributo: è questo il senso delle sue parole “Un servitore dello Stato non muore mai invano, specialmente se ha operato per difendere i valori umani, civili e morali di cui questo Paese malato ha tanto bisogno”. Non poteva permettere che le idee ed i valori in cui aveva creduto il suo caro collega -e che condivideva in pieno- potessero essere dimenticati.

La mia vita da allora cambiò: seppure dopo 11 anni di servizio, intrapresi la carriera di sottufficiale e nel 2002, quando il Dr. Quattrone mi anticipò del suo rientro in Calabria, tornai al suo fianco, rinnovando la mia dedizione al dott. Quattrone che comunque dal 1986 al 2002 non aveva mai subito interruzioni.

Era la mia Guida ed io ero tra le persone alle quali puntualmente donava le sue  innovative pubblicazioni: “Il Corpo di Polizia Penitenziaria…… il passato, il presente, l’avvenire.” ,  “Carcere e…..” ,  “Carcere e salute”,  “Il trattamento penitenziario … tra ideologia e realtà”,  “L’Ordinamento del Corpo di Polizia Penitenziaria” e tante altre che gelosamente custodisco tra le cose a me più care.

Ho trascorso questi lunghi anni della mia vita professionale accanto ad un  Galantuomo che, incarnando l’Istituzione Penitenziaria,  ha innovato e rilanciato il sistema penitenziario italiano, partendo da quella che era  considerata la “cenerentola “ delle regioni: in Calabria e per opera degli stessi operatori calabresi.

Consideravo il Dr. Paolo Quattrone un autentico “vulcano” in continua eruzione di idee e progetti che sistematicamente perseguiva e realizzava: Il Progetto “Athena” ne è la prova.

Persino quell’istituto sperimentale, che da più parti veniva definito un’ utopia, divenne in tempi rapidi una concreta realtà: Laureana di Borrello. L’istituto nel quale egli intendeva mantenere la sua impronta affidandomi nel maggio del 2009 il Comando della Casa di Reclusione.

Ho vissuto anni di altissima professionalità accanto al Dr. Paolo Quattrone ricevendo, note di elogio e di apprezzamento dai vertici politici ed amministrativi del dicastero della Giustizia.  Questi anni sono stati il momento più rilevante della mia vita professionale nell’Amministrazione Penitenziaria.

Il Dr. Quattrone ha sempre motivato e premiato i suoi collaboratori trasferendo loro competenze e professionalità.

Diceva: “vede Cusato, non siamo noi a fare grandi cose, ma sono gli altri che fanno piccole cose”.    

Pur consapevoli di avere contro ciò che egli definiva “ il sistema” , si ricominciava  un nuovo progetto  il giorno successivo all’inaugurazione di quello realizzato.

E durante le inaugurazioni lasciava sempre agli altri la scena, restando dietro le quinte.

Dal Dr. Quattrone ho ricevuto una grande eredità positiva: fedeltà alle leggi, senso di lealtà e coraggio ….

Mi sento un privilegiato e sono fiero di essere stato un collaboratore del Dr. Paolo Quattrone. Anche nei momenti di difficoltà, derivate da subdole insinuazioni che ci videro entrambi coinvolti, mi rincuorava dicendo: Caro Cusato, non si preoccupi perché su di noi, a differenza degli altri, c’è la mano della Divina Provvidenza a proteggerci.

Quella Divina Provvidenza, quella speranza che lui ha sempre dato, offrendo sostegno, tutela e disponibilità ai suoi collaboratori.

Speranza però, che a causa di attacchi ingiusti, sconsiderati e vigliacchi, ha abbandonato proprio lui, lasciandolo avvinto da una solitudine inscalfibile.

Ricordo ancora uno dei suoi ultimi consigli a proposito degli attacchi dal “sistema”: “ si difenda Cusato, ma non faccia la guerra ! Io ho avuto contro tutto il “sistema” e glielo dico per esperienza”.

Avremmo dovuto fare altro; dopo il suo pensionamento, avevamo già immaginato una nuova e diversa  intesa; nuovi progetti e diverse iniziative sempre di grande valore sociale.

Avremmo dovuto continuare partendo proprio da Locri.

In questa città il dott. Quattrone ha vissuto la sua adolescenza, qui suo padre fu direttore dell’Istituto che egli, a distanza di anni, ha voluto ristrutturare come un piccolo scrigno -così diceva-.

Oggi, che mai avrei voluto fare questo discorso in suo ricordo e che ancora adesso resto attonito ed incredulo per quanto accaduto, ho deciso di lasciare l’Amministrazione Penitenziaria.

Ritorno ad una vita semplice e i miei splendidi ricordi legati al nostro impegno, che mai nessuno potrà intaccare o macchiare, mi accompagneranno sino alla fine, dandomi quel calore umano e quella spinta emozionale che solo lui era capace di donare.

A presto dott.re Quattrone 

 Giuseppe Cusato

Sostituto Commissario Polizia Penitenziaria

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